Khalid arriva a Bologna
In un'isola tagliata col coltello, città del vostro Sud,
orecchini d'osso pendevano dai lobi di quattro mie sorelle
d'altopiano. Gente in tuta puzzava di benzina e proteggeva
i motori dalla sabbia. Io mangiavo in pentolini scrostati,
seduto sul gradino della strada, sporco di catrame e pesante
degli attrezzi. Corso via da casa, di furia e di tempesta,
ricordavo il sole rompersi a grani tra stuoie di stecche,
i quartieri svenati, marci, morti, e le colline disboscate.
Donne ridevano un riso che spariva, la strada incanalava
un vento d'olio, grasse navi suonavano motori con sordina.
Quattro mogli perdute, fiamme dei miei occhi, mi lanciarono
caute un'occhiata, senza farsi vedere a voltarsi per me.
Dicevano che il nostro bar era la base dello spaccio,
dava scandalo ai bambini della scuola qui vicino.
Hanno raccolto le firme, un migliaio, e a mia figlia
chiamata in questura le han detto di chiudere un mese.
Clienti da vent'anni mai più visti, e loro si son presi
tutto il bar. Adesso la gente fa l'arco quando passa,
tira i bambini che non guardino, e a parte quattro
o cinque pensionati non viene più nessuno che conosco.
L'altro giorno ero seduta pensierosa, uno m'ha fissato
e poi m'ha detto: "Hai l'espressione di mia madre".
Dove vanno d'inverno, quando chiudo? Dove dormono? Non so.
Ci son taxi che li portano in campagna, avranno i loro posti.
Era l'ora che ogni stretto è Gibilterra accesa. Gli occhi
mi bruciavano di ossidrico, nuvole pesanti, lente gocce
calde, mosche che friggevano sui neon, ma poi una sorella
si è fermata, e mi batteva il cuore a guardarla da uomo.
Avrà avuto sedici anni, una goccia di aranciata le colava
dalla bocca, le braccia un paio d'ali di cotone rammendato,
e chiare le piante dei piedi. Non posso comprarvi né
adesso né mai, non fissatemi negli occhi che mi ammazzo.
Faccio il turno di notte, mi offrono da bere, non devo
stare in piedi né seduto, il bar non tiene sedie, fanno
apposta così non perdo tempo, ma io so stare in piedi,
non mi stanco a stare in piedi, cammino su sterrati
e sull'asfalto, scalcio i sassi che a voi vi fanno male,
ascolto, porto orecchie grandi e fini, di giorno tenetevi
l'Europa, la notte è quando l'Africa va in cielo. Città
del vostro Nord, spaccato come vetro, mi fermate?
Poi è passata la volante e gli ha detto di spostarsi.
Ha strisciato due macchine e sono corsi fuori dalle case
a picchiarlo e gridargli parole, lui diceva che pagava,
a settembre gli fanno il processo. Ha ammazzato qualcuno?
Balbettava, lo tastavano dovunque, gli hanno tolto le scarpe
con quel freddo, fatto aprire la bocca, cercavano
droga nascosta tra i denti, può darsi che ci fosse,
quando spacciavano i soliti italiani nessuno protestava.
Io non sono il loro angelo custode. E poi non gli importa
di noi, argomenti non ne hanno e non mi chiedono mai niente.
Mi fa pena vederli tutti in fila, a dieci a dieci a bocca
aperta, i poliziotti che gli abbassano la lingua con le pile.
Spero che mio padre sia vivo, che le sue mogli dicano
di lui che è una montagna d'uomo, che battano i piedi
nel ballo e che il pozzo delle capre non sia asciutto,
che beva il suo latte e che comandi, scuotendo il bastone
di padre cacciatore, padre mungitore, padre di bastoni
e di montoni—tu che ballavi tra le pergole con il passo
dei vincitori, fammi scendere un poco nel tuo sonno,
è più forte del mio. Mi perdoni? E io, io ti perdono?
Dammi del latte bollente, signora, scaldami sul fuoco
una brioche e quattro uova, l'harissa ce l'ho io, metti
un cucchiaio di olio d'oliva che anche quello mi dà caldo,
fammi spargere il pepe nel latte, al venerdì una birra,
non dovrei ma è festa al mio paese il venerdì, un giorno
le quattro sorelle mi arrivano a casa, un giorno porto voi
che non siete mai nati, che per morire siete troppo fini,
che avete muri e non avete casa, che avete fuoco
e non avete caldo, che insegnate con i pugni il vostro canto,
un giorno voi sentite il mio, vi porto sull'Atlante
e vi do ali, e voi direte: "Abbiamo soltanto sbagliato
la strada", e io vi dirò: "Di quanto l'avete sbagliata".
Khalid Arrives in Bologna
On an island cut with a knife, in one of your Southern cities,
bone earrings hung from the lobes of four sisters from my mountains.
People in overalls smelled of gas, and protected the engines
from the sand. I would eat in scraped aluminum pots,
sitting on the curb, dirty with tar, heavy with tools—
a runaway, full of rage and fury. I remembered
the sunshine breaking into beads between the slats—the neighborhoods
were gutted, rotten, dead, and the hills—razed.
Women laughed a disappearing laughter, the street channeled
an oily wind, fat ships played their engines with a mute.
Four women I'll never marry, four flames in my eyes, cast
cautious glances at me, making sure no one noticed.
People said our bar was the center of a drug ring,
and that it gave scandal to the children of the nearby school.
They collected signatures, a thousand, then the police
called my daughter in, told her to shut down for a month.
Customers of twenty years disappeared, and they
took over the joint. Now people keep at a distance,
pull their children away so they don't look inside. Apart
from four or five retired people, the usuals no longer drop by.
A couple of days ago I was sitting and thinking. One of them
stared at me and said: "You look like my mother." Where do they go
in the winter, when I close? Where do they sleep? I don't know.
I see cabs take them to the country, they must have a place somewhere.
It was the time of day when every strait is a flame-red Gibraltar.
Oxyhydrogen burned my eyes. Slow, black clouds—warm raindrops
flies fried on the neon lights, then a sister stopped by,
and my heart beat fast when I looked at her like a man.
She could have been sixteen, a drop of orange juice ran down
her chin. Her arms, wings of patched cotton. The soles
of her feet—white. I can't buy you women now,
not now not ever. If you stare at me I'll kill myself.
I work the night shift, they offer me a drink, I am not allowed
to stand, I am not allowed to sit, there are no chairs in the bar
so that I don't waste time, but I know how to stand,
I'm never tired of standing, I can walk on asphalt
and dirt roads, I can kick stones that would hurt your feet,
I listen, my ears are good and big, in daytime you can have
your Europe, but it is at night that Africa reaches to the sky—
cracked as glass as I am, can your Northern cities stop me?
Then the police came and told him to move.
He had scratched two cars, people ran out to watch,
to beat him up, to call him names, though he cried he would
pay. They'll try him in September, did he kill anyone?
He stuttered, they patted him all over, it was freezing
but they took his shoes off, pried his mouth open
to look for drugs between his teeth. There may have been some,
but when the pushers were Italian, nobody complained.
I am not their guardian angel, and they don't really care about us,
they have nothing to tell me, they never ask me anything.
It pains me to see them all lined up, ten by ten, their mouths
open, cops pressing down their tongues with flashlights.
I hope my father is still alive, I hope his wives will say
he is a man like a mountain. I hope they stomp their feet when they dance,
that the well is not too dry and the goats have water to drink.
I hope he drinks his milk and gives orders, shaking his stick—
stick of a hunting father, goat-milking father, father of sticks
and rams—you who would dance under the vines with the steps
of a conqueror, let me descend in your sleep, it is stronger than mine.
Do you forgive me? And I, do I forgive you?
Lady, give me some hot milk, heat me up a bun
and five eggs, I've got the harissa. Put in
a spoonful of olive oil, that too will help warm me up.
Let me sprinkle pepper on my milk, let me drink a beer on Friday,
I shouldn't, but back home Friday is a holiday. One day
the four sisters will arrive at my doorstep, one day I will
take all of you—you who were never born, who are too
delicate to die, who have walls but no homes, who have fire
but are cold, who teach songs with your fists,
one day you'll hear me sing. I'll take you to the Atlas Mountains,
I'll give you wings, and you will say, "We just took
the wrong turn," and I will say, "You don't know how wrong."
(From La stella del mattino e della sera, Roma: Edizioni Il Filo, 2006)
(All translations into English by D.F. Brown, Peter Carravetta, & the author)